mercoledì 31 luglio 2013

La Costituzione stravolta nel silenzio

Studiosi, giuristi, intellettuali e moltissimi cittadini non vogliono che questo Parlamento cambi la norma fondamentale in modo parziale e non condiviso.
Dove sia lo scopo è chiaro: fissare e affrancare un governo che – una volta definito “senza alternative” – diviene per forza di cose onnipotente, incontrollato, auto-perpetuantesi. La Costituzione, fatta di regole rigide per proteggerci con le sue mura, deve essere edulcorata, deve diventare presidenziale, e rompere i ponti con l’esperienza antifascista. Lo ha decretato la JP Morgan in un rapporto del 28 maggio scorso. In passato lo decretò il piano della P2. Adesso i governi di larghe intese eseguono.

FIRMA L’APPELLO DEL FATTO QUOTIDIANO “SALVIAMO LA COSTITUZIONE”

Lucarelli, Salvi, Ingroia, La Valle, Giulietti e altri chiedono una firma per fermare la procedura di modifica della Carta messa in opera dalla maggioranza delle larghe intese. Che affossa l'articolo 138, umilia i parlamentari e tiene all'oscuro l'opinione pubblica. Mentre il Porcellum resta.
Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione dall’articolo 138, che fa saltare la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale. L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, l’impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

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