domenica 21 aprile 2013

Giorgio Napolitano: Il Presidente del cambiamento

L'elezione di Giorgio Napolitano, 87 anni, alla presidenza della Repubblica certifica il comatoso delirio di onnipotenza in cui si trovano i partiti. Di fronte alla decomposizione economica e sociale del Paese una classe politica di nominati è capace solo di replicare lo status quo.
I cittadini chiedevano il cambiamento: volevano nelle istituzioni uomini e idee nuove perché quelle vecchie avevano portato l’Italia alla deriva. Invece, dopo il Colle, ci sarà un governo con tutti dentro: seguendo il programma dei 10 saggi. Nessun taglio al finanziamento pubblico ai partiti, riforme contro giudici, stampa e intercettazioni. 
Da brividi sentire dire dalla casta che Napolitano "E' considerato da tutti il miglio Presidente della Repubblica che l'Italia abbia mai avuto".
Tutti chi? forse qualcuno si è dimenticato l'indimenticabile Sandro Pertini.
Scremando le parole di rito spese inutilmente in queste ore su Re Giorgio,  la storia del settennato di Napolitano parla chiaro.
Evidente è anche la sua coerenza nel dire che non si sarebbe, per nessuna ragione ricandidato, lo stesso Napolitano d’altro canto qualche mese fa aveva messo in evidenza i rischi per la democrazia di un suo secondo mandato. Riportiamo qui integralmente il testo di una lettera scritta da lui al quotidiano, oggi non più esistente, “Pubblico” e pubblicata il 28 settembre 2012: “Caro direttore, Le scrivo per sgomberare – spero definitivamente – il campo da ogni ipotesi di ‘Napolitano bis’. Non è solo un problema di indisponibilità personale, facilmente intuibile, da me ribadita più volte pubblicamente. La mia è soprattutto una ferma e insuperabile contrarietà che deriva dal profondo convincimento istituzionale che il mandato (già di lunga durata) di Presidente della Repubblica, proprio per il suo carattere di massima garanzia costituzionale, non si presti a un rinnovo comunque motivato.
Coerenza che ricorda quella di Monti, che una volta eletto Presidente del Consiglio, dichiarò di essere "in prestito alla politica", in quanto la sua esperienza era breve e mai si sarebbe dedicato alla politica.

E coì spediti verso il cambiamento invocato dai cittadini, Presidente del Consiglio sarà, con tutta probabilità, l’ex braccio destro di Bettino Craxi, Giuliano Amato. Mentre, come vice si parla già di Gianni Letta. O in alternativa di suo nipote Enrico assieme a Angelino Alfano. Ci sarà poi qualche tecnico che, a questo punto, ci si augura essere specializzato in porte blindate.
 Questi sono i partiti e purtroppo quelli che abbiamo visto sono i Politici che sono stati votati, e questo purtoppo è quello che succede a continuare a delegare QUESTE persone che una volta a Roma fanno quello che vogliono o meglio quello che la Casta impone.
Il M5S aveva proposto Rodotà in quanto scelto con le Quirinarie e soprattutto fortemente voluto da tutti i cittadini.
Personalità di indiscutibile prestigio ma troppo incorruttibile, competente, sopra le parti e contrario a qualsiasi forma di " inciucio" per essere eletto, e così a gran fatica anche questa volta la casta ha fatto quello che ha voluto, che garda caso, anche questa volta non è quello che vogliono i cittadini.
E' evidente che a questo punto l'unica soluzione è che quesia pseudo-Politici vadano a a casa, assolutamente tutti e rapidamente, ed è pure evidente che l'unico cambiamento è il Movimento 5 Stelle (ogn'uno vale uno).


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