domenica 22 settembre 2013

Re Giorgio II, il Presidente di chi e di cosa?

"Le recenti esternazioni di Napolitano meritano una considerazione più generale. Prima interviene a difesa di una miracolata entrata in Parlamento grazie all’alleanza di un partitello con il PD-L poi passato all’opposizione, e il giorno dopo a implicita difesa di un condannato in via definitiva che tuttavia è d’importanza vitale per la continuazione del governo di larghe intese da Napolitano stesso voluto.
Nel primo caso si voleva ancora una volta attaccare il M5S e la rete. Ormai in questo Paese dove stampa e televisione rappresentano il pensiero unico c’è rimasta solo la rete a dare uno spazio di libertà ai cittadini ed ecco che allora non si perde occasione per attaccarla.
Nel secondo caso le parole di Napolitano, a due giorni dal videomessaggio di Berlusconi, sono volens nolens un implicito endorsment in sua difesa, un monito contro la cosiddetta “magistratura politicizzata”, a cui il Presidente chiede “senso della misura e del limite”. Questi ultimi fatti ci consentono di riflettere su quanto è successo negli ultimi anni.
E ancora, con la nomina prima dei quattro senatori a vita e poi di Giuliano Amato a giudice della Corte Costituzionale, Napolitano ha dimostrato di servirsi anche dei poteri di nomina attribuitigli dalla Costituzione come se fossero strumenti di indirizzo e controllo politico. I quattro senatori, infatti, sono stati nominati con il solo scopo di assicurare una possibilità in più a un eventuale “Letta-bis”. Quanto ad Amato basta ricordare il suo passato di tesoriere di Craxi e il suo presente di pensionato d’oro.
A questo punto viene da chiedersi: è la magistratura che ha superato il senso della misura e del limite o è il Presidente della Repubblica che sta superando lentamente ogni limite?" (
Paolo Becchi)

E intanto L’Associazione nazionale magistrati insorge contro la “delegittimazione dei giudici”. Non è solo l’ennesima puntata dello scontro tra politica e giustizia, perché i toni aspri del sindacato delle toghe sono una implicita risposta al presidente della Repubblica (e del Csm) Giorgio Napolitano, che ieri aveva esortato i magistrati ad avere “senso del limite” e a essere “meno difensivi” di fronte alle ipotesi di riforma della giustizia sul tappeto. “Ancora una volta siamo stati bersaglio di attacchi e insulti: non è una novità ma questi comportamenti sono diventati più numerosi e violenti, fino a giungere a una campagna organizzata di delegittimazioni“, ha affermato il presidente  dell’Anm, Rodolfo Sabelli, aprendo il comitato direttivo. “Noi siamo la magistratura che pretende rispetto e vuole le riforme nel rispetto dei principi della nostra Costituzione”, ha aggiunto: Il comitato direttivo ha poi approvato un documento in cui chiarisce che la magistratura “ha sempre reagito con forte senso di responsabilità, senza spunti polemici e sovraesposizioni personali, alla campagna organizzata di delegittimazione che in modo sempre più insistente colpisce la magistratura nel suo complesso e i magistrati impegnati nella trattazione di delicati processi, evocando una contrapposizione inaccettabile rispetto all’esercizio della giurisdizione”. Lasciando sempre sottointeso l’intervento di Napolitano di ieri, l”Anm rimarca che giudici e pm hanno “sempre contribuito alla discussione sulle riforme con proposte e iniziative destinate a realizzare i principi costituzionali sulla giustizia e i magistrati tutti hanno collaborato attivamente all’attuazione delle riforme già varate, con spirito di servizio e senso del dovere. Proseguiremo costruttivamente su questo atteggiamento”.

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